La perdita di competitività del sistema italiano

In questi giorni sto riflettendo sul fatto che, nel mio continuo incontrare medie e grandi aziende italiane, molte delle quali sono state finora di grande successo, la maggior parte è collocabile a un livello di "Information Technology" molto preoccupante.

Questo, a mio avviso, è il risultato di anni di continuo disinvestimento e di continuo livellamento verso il basso della domanda di qualità nei servizi e nelle tecnologie in ambito IT, con conseguente adattamento verso il basso della relativa offerta. Con queste premesse, facendo il paragone con quello che ho direttamente sperimentato all'estero, fatico a immaginare come molte di queste aziende potranno ancora essere competitive sul mercato entro cinque anni, in un contesto economico globale dove le tecnologie digitali sono già da tempo diventate esponenzialmente abilitanti per il loro business.

Temo che il microscopico movimento delle startup italiane, molto dinamico ma ancora male finanziato, non potrà produrre nemmeno in piccola parte i volumi necessari a rimpiazzare la quantità di produttività e di lavoro che, a causa della costante diminuzione di competitività del sistema, andranno inesorabilmente persi nei prossimi anni in tutti i settori industriali tradizionali.

Questo è il risultato, oltre che di un sistema burocratico, giudiziario, finanziario e sindacale corporativo e inefficente, anche del costante lavoro svolto dalle precedenti generazioni nel tenere ai margini le forze produttive ed intellettuali più giovani.

Politici e burocrati hanno salvato la loro poltrona, ma per farlo hanno affondato la nave sulla quale stavano comodamente viaggiando.